Sovranità e sovranismi. Uscire dal guado.

Le letture di Aspenia anticipano le dinamiche geopolitiche al tempo della pandemia.  

“La definizione corrente è che la sovranità sia il potere di comando a livello statale. Nei paesi liberal-democratici essa deriva dal popolo che la esercita secondo le leggi.”.

La citazione di Stefano Cingolani, giornalista, esperto nelle materie economiche finanziarie,  è tratta dal suo contributo pubblicato sull’ultimo numero dell’anno (il 90) di Aspenia.  Nel venticinquesimo anniversario dalla sua nascita, la rivista di Aspen Institute Italia (https://www.aspeninstitute.it/), dedica i saggi dell’autorevole think tank di analisti ai mutamenti politici, mutuati in una unanime azione di rimbalzo solidale.  Attività primaria dei maggiori Stati in campo sulla ribalta planetaria contemporanea, rispetto all’implosione socio economica della pandemia da coronavirus.

Un numero di particolare interesse con visioni ben più illuminanti rispetto all’osservatorio nazionale seppur relativo al consesso istituzionale parlamentare. Chiamato proprio nei giorni recenti a votare il mandato al Premier  Conte per approvare al Consiglio europeo del dieci dicembre, la riforma del fondo salva Stati.

Un passaggio politico nazionale decisivo, attraversato con un estenuante dibattito, poco istituzionale, molto strumentale. Drammatizzato dall’ennesima liturgia delle contrapposizioni non solo fra maggioranza e opposizione con estremizzazioni a dir poco imbarazzanti, sicuramente non coerenti alla gravità dell’attuale fase storica. Affrontata a livello internazionale con approcci e dinamiche evidentemente diverse.  Indisponibili a considerare la ressa istituita ad arte (per usare un eufemismo) per partecipare tramite l’invio di pseudo esperti, presta nomi e politici vari ad assembramenti improvvisati di comitati o task force (espressione abusata oramai logora e non più pregnante) per partecipare a vario titolo, non pervenuto, alla ventilata spartizione delle duecento e fruscia miliardi di euro. Bottino ipotizzato per il prossimo lustro di anni che dovrebbe costruire la next genaration italiana.

“L’accordo raggiunto sul fondo per la ripresa non va affatto sottovalutato: per la prima volta viene condiviso il nuovo debito, può diventare una tappa cruciale nell’incerto cammino federalista ricco di ponti tibetani gettati sull’abisso.”

Lo stesso Cingolani spiega nel suo saggio i motivi di un’auspicabile sovranità europea, ancora non compiuta.  

Mentre Carlo Scognamiglio Pasini, presidente onorario di Aspen, nel suo saggio, centra il colpo di reni di primavera, la svolta storica a trazione franco tedesca, nel cuore europeo della pandemia. Una decisione capace di virare una rotta a vista in una navigazione della politica europea, dagli approdi approssimativi.

“Ma, come seguendo il paradigma di un dramma ben congegnato, proprio nel momento in cui si sarebbe potuto credere che fra le vittime del virus vi sarebbe stato anche il progetto europeo, lo spirito dell’Europa dei  padri fondatori ha ripreso il centro della scena, con la dichiarazione dell’Europa dei padri fondatori ha ripreso il centro della scena, con la dichiarazione congiunta del presidente Macron e della cancelliera Merkel del 18 maggio scorso. L’annuncio franco-tedesco di voler proporre un colossale Recovery Plan finanziato con risorse comuni dell’Unione ha di colpo cambiato lo scetticismo in entusiasmo. I giornali italiani nel presentarlo l’hanno associato al celebre episodio narrato da Cesare e da Svetonio, creando l’immagine diun’Europa che entra in una nuova era varcando un confine immaginario, come Cesare aveva fatto con il Rubicone.”   

Marta Dassù. Fonte: aspeninstitute.it

Di varia natura le accezioni sulla “sovranità” analizzate nel volume.

Matthias Bauer e Fredik Erixon, economisti che lavorano prevalentemente in Europa, affrontano i rischi  possibili di un paventato protezionismo tecnologico imposto dall’Unione che sovrasterebbe le economie più piccole e deboli di altrettanti stati di medie piccole dimensioni.

Ragionamenti che rafforzano il concetto sovranista legato al decisionismo autonomo di un singolo stato sovrano. Non può mancare in questo forum il caso britannico con Brexit.

“Sovranità è controllo. E’ dunque il luogo del potere, di chi lo detiene e di chi decide. Stando così le cose, la sovranità (non l’economia) è stata ed è il vero nodo della Brexit, dato il suo indissolubile legame con potere, identità e denaro.”

Così si esprime Julian Lindley- French, presidente di The Alphen Group, direttore di Europa Analytica in Olanda, in un passaggio stralciato dal suo saggio incluso nel numero.

Sguardi che allargano il panorama osservato circa le velleità sovraniste nell’importante lettura geo politica proposta da Andrei B. Tarnea, diplomatico in servizio presso il ministero degli Esteri della Romania.

Capitalismo politico, sovranità tecnologica, sicurezza nazionale rispetto alle incursioni digitali, ai “green divider”, costituiscono le macro questioni in ballo nel triangolo imperfetto disegnato fra Cina, Stati Uniti, Europa.

Fare sintesi sulle dinamiche in continua evoluzione fra le culture, le origini storiche, il rispetto di regole condivise, è un obiettivo ambito quanto complesso.

Nel mezzo, adottando una convenzionale semplificazione di ragionamento, la realtà globale pandemica ha facilitato una necessaria convergenza verso un multilateralismo, se non altro orientato a sondare prove di dialogo ad ampio raggio. Azioni inedite, mediamente impensabili, sino a pochi mesi fa.

Giulio Tremonti Fonte: aspeninstitute.it

Processi geo politici capaci d’integrare flussi predominanti di politiche diverse rispetto al gioco consuetudinario delle tradizionali o innovative economie di mercato e profitto.

Un fluttuare fra maree di pensieri sull’imminente e nuovo “da farsi” con nuovi contributi anche da fonti politicamente consolidate. Non da ultimo i contenuti ecumenici di fratellanza e amicizia sociale inclusi nell’ultima enciclica di Papa Francesco“Fratelli tutti.”. Ma questo è altro capitolo, in ogni caso non disgiunto rispetto ai sovranismi sdoganati ai tempi del coronavirus.

Una serie di argomenti cruciali per altrettanti scenari possibili. Rispetto alle iniziali proposte avanzate nell’editoriale di questo numero novanta del venticinquennale. Un esperimento accattivante nell’editoriale firmato, in un dialogo a tre voci, con il direttore Marta Dassù e i professori Giuliano Amato e GiulioTremonti.

Idee che ci accompagnano in un finale d’anno fra i più controversi e imprevedibili della nostra memoria.

Proiettati in una transizione storica di non certa durata che avrà, magari, il merito o l’onere di un coinvolgimento planetario.

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