Pattumiera mediatica. Intervenga il Capo dello Stato.

Di fronte alle ennesime esternazioni vomitate nella trasmissione televisiva andata in onda su Rete4 nella serata del 21 aprile 2020, è legittimo, considerare un massimo intervento istituzionale atto a prevenire possibili serie turbative in ambito di ordine pubblico.

Oltre l’insano ennesimo attacco avanzato dall’anziano giornalista bergamasco, è davvero complicato comprendere non tanto le ragioni poco razionali, neppure le espressioni incivili che lo animano, aumentandone la posa intollerante in ogni nuova puntata.

Tutt’altro, è quasi impossibile farsi una ragione circa l’impunità di cui gode lo stesso, rispetto alle reiterate infrazioni dei basilari codici deontologici, fondamenti della professione giornalistica.

Appare poco utile ricercare termini appropriati per rappresentare lo squallore di un fenomeno che mai come in questo periodo storico di emergenza sanitaria, sviliscono ai minimi termini l’immagine e la credibilità dell’informazione italiana.

Piuttosto minano seriamente con dinamiche a dir poco irresponsabili , la tenuta sociale, duramente compromessa soprattutto nelle regioni del sud d’Italia.

L’immediata reazione civica del senatore Sandro Ruotolo, in questa nuova occasione, supportato dallo scrittore Maurizio De Giovanni, rafforza nelle sedi opportune.

il comunicato del Presidente Odg Carlo Verna.  

“La misura colma” appare un refrain stonato. Con il rispetto dovuto per tutti i professionisti dell’informazione, appare chiaro l’uso scellerato di tali “giochi di guerra” nei giorni funestati dalle centinaia di morti e dai milioni di connazionali destinati a sofferenze inedite per la situazione socio economica che si prospetta.

Di seguito uno stralcio dal profilo Instagram di Sandro Ruotolo:

Sandro Ruotolo.
Immagine tratta dal profilo Facebook

“Mi sono sentito a telefono con lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, mio amico. Anche lui come il sottoscritto era rimasto basito per le dichiarazioni di ieri sera di Vittorio Feltri contro noi meridionali. Ci siamo consultati con l’avvocato Francesco Barra  Caracciolo e abbiamo deciso di promuovere ogni azione giudiziaria sia in sede civile che penale nei confronti del direttore di Libero”   

Di seguito il comunicato stampa diffuso dal Comune di Napoli:

Luigi De Magistris
Immagine tratta dal profilo Facebook

ll Presidente Verna scrive su Feltri al Sindaco de Magistris : Posso solo chiedere scusa a mio nome e a quello della stragrande maggioranza dei colleghi.

 Il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha ricevuto oggi dal Presidente dell’Ordine Nazionale

dei Giornalisti Carlo Verna una lettera indirizzata anche come promotore dello sportello

 “Difendi la Città” e per la pubblicazione sul sito istituzionale della Città riguardante quella che

il vertice dei giornalisti definisce “una situazione giorno dopo giorno più incresciosa.“ .

La lettera di Verna riguarda le ultime dichiarazioni pubbliche di Vittorio Feltri che hanno

portato il vertice dei giornalisti italiani a scrivere:

“Posso solo chiedere scusa a mio nome e a quello della stragrande maggioranza di colleghi

che hanno lo stesso tesserino di Feltri per il reiterato atteggiamento di vacua ostilità. Lo trovo

indegno ma mi adeguo e amo Milano come Napoli di cui sono sempre rimasto orgoglioso

cittadino. “

Piena condivisione è stata espressa dal primo cittadino che ha anche chiesto a Flavia

Sorrentino, che segue per conto dell’Amministrazione comunale lo sportello richiamato da

Verna, di seguire l’ennesima sconcertante vicenda del direttore di Libero.

 

NdR

Ecco la lettera che il Presidente Verna ha inviato al Sindaco de Magistris

L. De Magistris C.Verna
Immagine tratta dal profilo facebook OdG

Ill.mo Sindaco,

avendo Lei anche promosso lo sportello “Difendi la città”, sento il bisogno nella duplice

qualità di concittadino e di rappresentante di tutti i giornalisti italiani di inviarLe nella Sua

qualità e per il sito istituzionale, le righe che seguono, anche per inquadrare una situazione

giorno dopo giorno più incresciosa.

Lo spirito di Bellavista e il rumore di Feltri

Sono nato in uno storico palazzo nel cuore di Napoli in via Foria dove Luciano De Crescenzo

giro’ diverse scene del suo famoso “Così parlò Bellavista “.

In quell’ edificio dove campeggia uno stemma in cui si legge “numquam retrorsum”, giammai

indietreggeremo, non ci sono ascensori. Ma il Professore ne simulò scenograficamente

l’esistenza per una scena sublime. La coesistenza obbligata nel buio e nel silenzio del

napoletano e del milanese (interpretato dall’ impareggiabile attore meneghino Renato Scarpa)

che si guardavano con sospetto e che all’ improvviso incontrandosi scoprirono reciprocamente

un filo umano che li univa molto più resistente degli stereotipi divisivi, facendo scoccare la scintilla dell’amicizia. Un sentimento che deve estendersi in questi giorni di una prova

difficilissima. Napoli è Milano, Milano è Napoli, Italia, Europa (nonostante le spine, mondo,

umanità. Quei tanti morti lombardi per lo spirito di Bellavista sono i nostri morti.

De Crescenzo è stato Napoli, Feltri non è Milano, non lasciamoci trascinare fuori da quell’ ascensore. Se non si sale si scende così come Papa Francesco sottolinea che chi non progredisce regredisce. Perchè scrivo, perché me ne occupo a costo di apparire sdolcinato?

Cambio subito tono,assumendo le vesti di presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che si ritrova tra gli iscritti questo nome noto anche per la sua capacità di essere urticante in passato pure in maniera brillante, ma negli ultimi tempi fuori dalle righe e meritevole di ampie reprimende come seminatore d’odio. In tanti scrivono per sollecitare di metterlo fuori della nostra comunità professionale. Si può fare attraverso un regolare procedimento guidato da un

autonomo consiglio di disciplina. E’ competente quello del luogo dove il giornalista è iscritto,

ovvero nel caso specifico quello della Lombardia, che naturalmente deve essere attento

sempre nelle sue pronunce alle libertà garantite dall’art. 21 della Costituzione, anche se

sottolineo il principio di non discriminazione insito nell’art.3 noto per sancire l’uguaglianza, e

ai giuristi indicherei la strada della valutazione della cosiddetta legge Mancino.

E’ lo stato diritto che dal 2012 ha voluto la separazione dei poteri anche nell’ambito degli ordini professionali. Con chi giudica nessuno può interferire. Sarebbe come chiedere conto a un

Presidente del consiglio dell’azione, dell’omissione o della fondatezza della pronuncia di un

magistrato. Non si può fare. Posso solo chiedere scusa a mio nome e a quello della stragrande

maggioranza di colleghi che hanno lo stesso tesserino di Feltri per il reiterato atteggiamento

di vacua ostilità. Lo trovo indegno ma mi adeguo e amo Milano come Napoli di cui sono

sempre rimasto orgoglioso cittadino. Con Luciano e Renato accendiamo le due candeline nel

silenzio dell’ascensore, come nel film, distanti dal rumore fastidioso di Vittorio.

 

Carlo Verna

 

Ricordiamo di seguito

Un post tratto da il Giornale.it del  ventuno dicembre 2012.

(https://www.ilgiornale.it/news/interni/sallusti-napolitano-commuta-carcere-pena-pecuniaria-867559.html)  –

Sallusti,  Napolitano commuta il carcere in pena pecuniaria

Il Colle firma il provvedimento: niente pena detentiva ma una pena pecuniaria di 15.325 euro

Il Presidente della Repubblica non ha concesso la grazia ma, avvalendosi delle sue prerogative previste dalla Costituzione, ha trasformato la pena detentiva in pena pecuniaria. Il Capo dello Stato ha firmato il relativo provvedimento per il direttore del Giornale, sottolineando anche la necessità di una “disciplina più equlibrata” sulla diffamazione a mezzo stampa.

La decisione – prosegue il Quirinale – nel rispettare le pronunce dell’autorità giudiziaria in applicazione dell’attuale normativa, tiene conto del parere favorevole formulato dal Ministro della Giustizia dopo l’istruttoria compiuta, con le osservazioni contrarie del Procuratore generale di Milano e il parere favorevole espresso dal magistrato di sorveglianza. Sono state anche prese in considerate le dichiarazioni già rese pubbliche dalla vittima della diffamazione (il giudice Giuseppe Cocilovo). Così come si è preso atto che il giornale su cui era stato pubblicato l’articolo giudicato diffamatorio (Libero), dopo la condanna del suo ex direttore ha riconosciuto la falsità della notizia formalizzando con la rettifica anche le scuse.

 Auspichiamo analogamente in questa straordinaria situazione italiana che un passo importante del Presidente Mattarella, possa anticipare nei modi opportuni, le azioni più sagge atte a porre soluzioni definitive.

 

 

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