Ferruccio De Bortoli, relatore a Cagliari

Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, sarà a Cagliari domani pomeriggio, ventuno giugno, ospite e relatore nel seminario formativo organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Sardegna con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari e l’Associazione della Stampa sarda.

Ferruccio De Bortoli. Immagine tratta dalla pagina Facebook.

All’incontro dal titolo “Informazione e Potere”, parteciperanno il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi e il presidente dell’Associazione della Stampa Sarda, Celestino Tabasso.  La conferenza si realizza tredici mesi dopo l’uscita dell’ultimo saggio scritto da De Bortoli, incentrato proprio sul tema in discussione.

Un libro che diede la stura a dure polemiche strumentali incentrate sul presunto conflitto d’interessi di M. Elena Boschi ex ministro delle riforme, evocato in poche righe del libro. Diventato in quelle settimane una clava da blandire secondo le diverse posizioni, enfatizzate da un clamore mediatico quasi sempre confliggente e opposto ai canoni deontoligici dell’informazione e dei suoi addetti. Un rapporto, quello tra informazione e potere troppo spesso percepito come ambiguo o funzionale al potere.

Non riuscendo a partecipare all’evento di Cagliari, ripropongo una lettura del testo, pubblicata su www.caratteriliberi.eu lo scorso 27 luglio 2017.

 

                                                     Poteri forti (o quasi). 

 

Lo scorso undici maggio, l’esordio in libreria per l’ultimo saggio scritto da Ferruccio De Bortoli, “Poteri forti (o quasi)”, edito da La Nave di Teseo suscitò forti  fibrillazioni mediatiche. Evidentemente sollecitate da una classe politica nazionale, seriamente imbarazzata se non scossa da alcune notizie riportate in questo volume. Una tempesta, (probabilmente pretestuosa e orchestrata ad arte), in un bicchiere d’acqua gelido o indigesto, per alcuni distratti esponenti governativi, preoccupati più dalle letture quotidiane di sondaggi legati alla tenuta popolare dei propri profili, piuttosto che dallo stato di salute del Paese.

Così il fuoco di fila di una critica “politicamente corretta” si affrettò a sdoganare il libro di De Bortoli come un memoriale attento alle dinamiche più o meno legittime dell’agone finanziario italiano, legato ai presunti grandi gruppi lobbistici (merce davvero rara se si riferisce ad un capitalismo privato nazionale) e ad alcune clamorose rivelazioni in esso contenute. L’unica, enfatizzata oltre misura rispetto a contenuti ben più seri e pregevoli offerti alla riflessione del lettore, è riferita all’attenzione della ex ministra Maria Elena Boschi prestata ai destini della Banca Etruria (dove il padre ricopriva un ruolo di vertice) in una ventilata cessione nel gruppo Unicredit diretto all’epoca dall’a.d. Federico Ghizzoni. In realtà le poche righe dedicate a questa circostanza che hanno scatenato una improbabile e squallida caccia alle querele delle eventuali parti in causa (peraltro a tutt’oggi non rilevate), sono state stralciate da un’analisi complessiva circa il rapporto non sempre incestuoso (fortunatamente) fra il modo di concepire l’informazione indipendente e la politica di gran parte dei politici italiani, insofferenti ad alcuna forma di controllo o censura del proprio operato. Nella fretta evidente di archiviare questo lavoro come il frutto di ricordi di “un padre nobile” del giornalismo italiano, relegandolo all’oblio di una storia superata, quasi nessuno ha segnalato l’essenza intrinseca del saggio. Insistente nel rigore e nell’auto critica rispetto ad una professione essenziale nel contesto delle società democratiche di ogni stagione storica e politica.

La lettura coinvolgente già dalle prime pagine dove lo stesso autore stigmatizza episodi legati ai suoi primi anni del mestiere (appropriarsi indebitamente di foto o notizie sensibili di persone terze per guadagnare l’esclusiva del pezzo in cronaca) avrebbe dovuto creare “sconcerti” ben diversi e importanti in una società civile rispetto alle note scandalistiche sopra ricordate.

Il diario di De Bortoli, realizzato da un osservatorio speciale, reso tale grazie alle direzioni di due testate importanti come “Il Corriere della Sera” e “Il Sole 24 Ore”, tra un percorso storico del nostro Paese da visitare e approfondire.  Gli aneddoti e i ricordi legati a tanti personaggi della scena nazionale e mondiale sono legati tra loro dal comune senso di intendere il ruolo del cronista, con tutti i limiti e gli errori possibili, come una funzione irrinunciabile. Nonostante l’ascesa di una comunicazione virtuale, pervasiva nell’intento crescente di una disintermediazione estrema da realizzare in tutte le funzioni di relazioni professionali e non.  La serie di uomini e donne ricordate nel libro a vario titolo (politici, finanzieri, prelati e tanti colleghi, molti valorosi, non tutti) e gli “utili” conseguiti in tanti risvolti, professionali e umani, consegnano un opera importante, piacevole nella lettura anche estiva.

In ogni pagina traspira la regola deontologica che distingue un giornalista con la schiena dritta rispetto a tutto ciò che di questo termine, abbiamo visto oggi mutare nelle più disparate declinazioni della comunicazione a 360 gradi. Anche le note di ringraziamento conservano la cifra di un professionista dell’informazione italiana, al quale, pur nel rispetto della pluralità delle diverse idee e concezioni politiche, va riconosciuto un importante contributo nella storia del giornalismo italiano.

( fonte :  http://caratteriliberi.eu/2017/07/25/recensione-libri/13754/ )

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