Restiamo Umani, l’appello sull’immigrazione di Cattolici ed Evangelici è un manifesto per l’Umanità.

 

In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il testo diramato ieri dall’Ufficio Comunicazioni della CEI, ripreso oggi, 23 gennaio 2019, da Avvenire

(https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/migranti-appello-comune-cattolici-e-protestanti )

e da ripreso da altre testate nazionali, non può essere ignorato o stigmatizzato da alcun essere umano che si riconosca in questo termine.

A prescindere da ogni considerazione riguardante credo religioso e/o politico, ritengo sacrosanto il principio di una società laica e autonoma circa ogni principio di regime politico e sociale che tuteli la liberta personale e il rispetto della civile convivenza.

Mi dissocio da tutte le forme teocratiche o di ingerenze strumentali che hanno caratterizzato anche la nostra recente storia repubblicana italiana.

Premesso ciò, non è più possibile avallare dichiarazioni d’intenti di troppi personaggi politici (italiani o stranieri) pronti a evocare le “radici giudaiche cristiane” dell’Europa (peraltro rimosse dagli Statuti della recente Costituzione Europea) o peggio assistere all’uso di Vangeli branditi nelle campagne elettorali e di acquisizione del consenso popolare. Prima di riscontrare la decisa renitenza, nelle modalità di una comunicazione disomogenea e virtuale, verso ogni forma di critica o dissenso sulle azioni politiche intraprese una volta conquistato il “potere”. Non più inteso come l’assunzione di un incarico per servire i cittadini che hanno espresso la volontà sovrana nell’urna  nell’intento di conseguire il cosiddetto “bene comune”.

Per questi motivi, nel giorno in cui il Pontefice Papa Francesco arriva nel Centro America per incontrare i giovani di tutto il mondo e visitare gli ultimi del globo,

postare e condividere il suddetto testo, lo considero un atto dovuto, un obbligo morale e politico per tutti coloro che credono nella continuazione dell’Umanità con tutte le difficoltà e criticità di un umanesimo quotidianamente offeso e perseguitato. *

 

                       

                            “Restiamo umani”

 

 

Nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cattolici ed evangelici lanciano un appello comune: “Sull’immigrazione si deve cambiare linguaggio e intervenire: salvare chi è in pericolo, ampliare i corridoi umanitari, aprire nuove vie di ingresso regolare”.

 

In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,cattolici e protestanti italiani lanciano un appello comune perché si continui a vivere uno spirito di umanità e di solidarietà nei confronti dei migranti. Se per tutti è un dovere nei confronti di chi abbandona il proprio Paese rischiando la vita nel deserto e nel mare, per i cristiani si tratta di un obbligo morale. È per questo che, durante la settimana dedicata all’unità dei cristiani, che viene osservata in questi giorni (18-25 gennaio) in tutto il mondo, abbiamo sentito la necessità di unire le nostre voci, così come insieme abbiamo lavorato in tante occasioni nel campo dell’immigrazione, permettendola realizzazione dei primi corridoi umanitari, avviati da Comunità di Sant’Egidio, Tavola Valdese, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Cei e Caritas italiana.

 “Nell’occasione in cui celebriamo il dono dell’unità e della fraternità fra i cristiani, desideriamo spiegare a tutti che per noi aiutare chi ha bisogno non è un gesto buonista, di ingenuo altruismo o, peggio ancora, di convenienza: è l’essenza stessa della nostra fede. Ci addolora e ci sconcerta la superficiale e ripetitiva retorica con la quale ormai da mesi si affronta il tema delle migrazioni globali, perdendo di vista che dietro i flussi, gli sbarchi e le statistiche ci sono uomini, donne e bambini ai quali sono negati fondamentali diritti umani: nei paesi da cui scappano, così come nei Paesi in cui transitano, come in Libia, finiscono nei campi di detenzione dove si fatica a sopravvivere. Additarli come una minaccia al nostro benessere,definirli come potenziali criminali o approfittatori della nostra accoglienza tradisce la storia degli immigrati – anche italiani – che invece hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di tanti paesi.Da qui il nostro appello perché – nello scontro politico – non si perda il senso del rispetto che si deve alle persone e alle loro storie di sofferenza”.

 

Ma al di là del metodo, il documento ecumenico affronta problemi di merito:

“Una politica migratoria che non apre nuove vie sicure e legali di accesso verso l’Europa è fatalmente destinata a incentivare le immigrazioni irregolari. Per questo chiediamo ai vari paesi europei di duplicare o,comunque,di ampliare i corridoi umanitari, aperti per la prima volta in Italia all’inizio del 2016. È finita ormai la fase della sperimentazione e i risultati, positivi sotto tanti aspetti, sono sotto gli occhi di tutti. E’ auspicabile passare quindi ad una generalizzazione di questo modello, che salva dai trafficanti di esseri umani e favorisce  l’integrazione. Per questo ci rivolgiamo direttamente al Governo italiano perché allarghi la quota dei beneficiari accolti nel nostro paese e si faccia promotore di un “corridoio umanitario europeo”, gestito dalla UEe da una rete di paesi volenterosi, prevedendo un adeguato sistema di sponsorship.

 

Il documento affronta anche il nodo problematico dei salvataggi in mare:

“Nel breve periodo, però, mentre si cerca il consenso europeo su queste misure, occorre garantire il soccorso in mare, che non può ridursi a una politica di respingimenti o di semplici chiusure. I migranti non possono essere vittime tre volte: delle persecuzioni, di chi li detiene in campi che – come varie volte attestato dall’ONU – non tutelano i diritti umani essenziali e di chi li respinge in quegli stessi campi e in quelle umiliazioni. Per noi cristiani, come per ogni essere umano, omettere il soccorso a chi giace sulla strada o rischia di annegare è un comportamento di cui si può solo provare vergogna. Per questo chiediamo un potenziamento delle attuali attività di soccorso, rese dai mezzi militari, dalla Guardia Costiera e dalle ONG, nel rispetto delle norme del mare e del diritto umanitario”.

Il testo si chiude con un appello a costruire un consenso su alcuni punti qualificanti sui quali le Chiese sono pronte a offrire il loro contributo:

“Per quanto divisivo il tema dell’immigrazione è così serio e grave da non potersi affrontar e senza cercare una piattaforma minima di istanze e procedure condivise. Questo auspichiamo e per questo ci mettiamo a disposizione con la nostra esperienza e i nostri mezzi, pronti a collaborare sia con le autorità italiane che con quelle europee”.

 

 

Past. Eugenio Bernardini, Moderatore della Tavola valdese

Prof. Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio

Past. Luca M. Negro, Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana

   

* Le foto che accompagnano il testo sono tratte dalla storica visita pastorale di Papa Francesco alla città di Cagliari il 22 settembre 2013.

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