Osservatorio sui temi del fine vita. Il convegno all’ateneo sassarese.

“Sembra che il mondo sia popolato da persone che vogliono morire e invece vogliono vivere il più a lungo possibile.”

La chiosa di Mario Oppes evoca una citazione di Giovanni Berlinguer per chiudere la sua relazione, l’ultima, nella scaletta degli interventi, in un interessante convegno.

“Riflessioni sul fine vita. Aspetti etici e giuridici”, il titolo del seminario promosso dall’istituto Camillo Bellieni, con il contributo dell’Università di Sassari e della Regione Sardegna.

I lavori sono iniziati nel pomeriggio del sedici dicembre presso l’Aula magna dell’ateneo sassarese, con il saluto dell’avvocato Attilio Pinna, rappresentante l’istituto Bellieni.    

Avv. Attilio Pinna Istituto Bellieni

All’incontro hanno partecipato una nutrita selezione di studenti del dipartimento di giurisprudenza e avvocati sassaresi.

Sin dalle prime battute emerge la dimensione multiculturale e multidisciplinare delle questioni afferenti il tema.

Un dato saliente che si replica nell’ambito di ogni disciplina e ambiente coinvolto.

Con osservatori e posizioni non omogenee nelle rispettive aree concorrenti nella definizione di un approccio sostenibile.

Un punto di partenza necessario per affrontarlo correttamente è chiarire cosa s’intenda per “fine della vita”.

Definendo correttamente il momento cruciale in cui interviene la morte.   

Al riguardo la professoressa Anna Alberti – docente di Istituzioni di Diritto Pubblico presso l’Università di Sassari – nel descrivere gli strumenti che realizzano il “trattamento di sostegno vitale” non tralascia il peso specifico delle contingenze politiche.

Prof. Mario Oppes – Prof.ssa Anna Alberti

Capaci di ancorare il Parlamento in uno stato inerme sino alla scorsa primavera.

Quando le disposizioni sulla morte assistita sono state trattate essenzialmente con due sentenze della Corte costituzionale (la numero  242/2019: depenalizzazione, a determinate condizioni, dell’art. 580 del codice penale relativo all’aiuto o all’istigazione al suicidio e la numero  50/2022: inammissibilità del referendum popolare con cui si richiedeva l’abrogazione parziale dell’art. 579 del codice penale riguardante l’omicidio del consenziente).

Il disegno di legge sulle disposizioni in materia di morte assistita approvato alla Camera è all’esame del Senato.  Emerge chiara la “presa d’atto fisiologica di trovare un accordo”.

I principali poli divergenti nel dibattito possono semplificarsi, nel ragionamento della costituzionalista, con la composizione di una  supposta “bioetica cattolica” bilanciata da una “bioetica laica”.  

Una impostazione di pensiero ortodosso nel primo caso riconosce la vita “un dono sacro disceso dall’alto”. Rispetto a una visione laica che determina la vita “un bene di cui si disponga liberamente”.   

Se la vita per la Costituzione italiana è un bene di cui si possa disporre in maniera autonoma, la stessa Carta costituzionale si preoccupa di conservarla. 

Gli articoli relativi sono visitati dalla relatrice in quella “cintura protettiva” normativa pensata dal legislatore.

Che nell’articolo 32 tutela il consenso del paziente per il trattamento sanitario.     

Sulla volontà del paziente al rifiuto dei trattamenti sanitari vitali per condursi alla morte, è intervenuto l’avvocato Giovanni Colli, presidente della Camera penale di Nuoro. 

Un percorso lungo. Opportunamente puntualizzato dal giurista con una serie di casi note alle cronache. Dalla vicenda complessa, anche mediaticamente, di Eluana Englaro a quella di Piergiorgio Welby. Sino ai casi più recenti con Fabiano Antoniani (Dj Fabo) e le iniziative di Marco Cappato.

Con i reiterati viaggi in Svizzera per assecondare la scelta del paziente di porre fine alla vita con la pratica dell’eutanasia.     

L’evoluzione  del dibattito politico nazionale, con la crescente attenzione ai ripetuti casi realizzatisi negli ultimi anni, ha depenalizzato l’assistenza medica al suicidio.

Che in ogni caso dovrebbe svolgersi, con i dovuti protocolli, all’interno delle strutture del servizio sanitario nazionale.

Il fenomeno è in rapida e crescente ascesa. Colli ricorda l’importante numero di sentenze emesse al riguardo. Soprattutto la decisione di recarsi in Svizzera, anche in presenza di una sola diagnosi clinica irreversibile. Capace di prevedere sofferenze estreme, ancora non manifeste nello stato del candidato al fine vita.  

Il prof. Giovanni Maria Uda, docente di Diritto Privato all’Università di Sassari, modera gli interventi.

Da sx: Prof. Giovanni Maria Uda Prof. Mario Oppes

Il processo di coniugare il trattamento sanitario con la reale volontà del paziente in coerenza con la dignità della vita dello stesso, assume dinamiche esclusive nel caso dei minori. 

E’ Massimo Foglia, ordinario di Diritto Privato all’Università di Bergamo, collegatosi telematicamente dal suo studio privato a illustrare il perimetro giuridico dell’argomento.

Prof. Massimo Foglia in collegamento telematico da Bergamo

In questo ambito si manifesta una doppia presenza da assistere. Il malato con tutte le particolari emotività della giovanissima personalità. Da tutelare nella sua integrità, rispetto alle aspettative del genitore o tutore. Non sempre allineato sulle sensibilità del giovane paziente.

La relazione che conclude i lavori è l’unica al di fuori delle competenze propriamente giuridiche.

Il prof. Mario Oppes, docente di Bioetica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari, già Direttore U.O.C. Medicina d’Accettazione e d’Urgenza presso AOU Sassari,

avvia l’intervento chiarendo l’obiettivo della Bioetica: “favorire la composizione di posizioni diverse. Tendendo ad una convergenza”.

Prof. Mario Oppes

Una vera sfida che, in un sistema multiculturale di linguaggi diversi, recepisca l’esigenza di uniformare questi linguaggi. Approntando un metodo per questo progetto.

Un metodo che non può prescindere dal dialogo.

“Una parola semplice che necessita di una interpretazione”.

Il dialogo si esplica fra posizioni laiche e religiose. Posizioni come già anticipato nei primi interventi, non allineate. Neppure all’interno delle stesse confessioni religiose.

L’articolata trattazione riassume alcuni passaggi salienti favoriti col Magistero della Chiesa cattolica per raggiungere sul tema in discussione, un dialogo interreligioso e interculturale.

Lo stesso Oppes, partendo dalla necessità di mettere in discussione i paradigmi posti dalle diverse posizioni, non tralascia la distanza esistente -già ricordata nel primo intervento –  fra una bioetica religiosa e una bioetica laica.

Sul versante religioso, distinto in più autorevoli voci di esperti, nonostante il diniego cattolico, ribadito circa il ricorso all’eutanasia, aperture importanti nella composizione del dialogo, riferiscono a dichiarazioni dello stesso Papa Francesco. Quando comunica che “la Chiesa non rivendica (sul fine vita ndr) alcun spazio privilegiato”.

Sono pertanto sbagliati gli atteggiamenti di tipo dogmatico. “Dove i cattolici rappresentano una minoranza è necessario superare questa impostazione dogmatica.”

Le proposte nell’etica medica provenienti da altri paesi europei, inducono a non affidarsi a principi di caratteri generale. E’ necessario tenere conto delle soggettività di tutte le sensibilità coinvolte nei casi da affrontare. Oppes riconosce i molti passi in avanti operati nella Chiesa cattolica unitamente alle altre principali confessioni monoteistiche.

Il cammino da realizzare per approdare a un impianto normativo diverso da quello attuale, caratterizzato da evidenti vuoti, è ancora lungo.

Se le “discussioni accademiche rischiano di essere improduttive” semplificare le questioni su statistiche e numeri potrebbe essere anche peggio.

Permangono lacune su un coinvolgimento intellettualmente maturo di ampie fasce della pubblica opinione. Dove i timori legittimi di allentare un rigoroso processo ostativo a una degenerazione sulla discrezionalità di sopprimere la vita umana non enfatizzino reminiscenze pseudo religiose non ancora sdoganate.

Sulle supposte premialità in una dimensione ultra terrena, legate al prolungarsi delle sofferenze psico fisiche nell’ultimo miglio del passaggio terreno.

Su questo terreno non è marginale il testo del Presidente della CEI, Card. Matteo Zuppi, in occasione del grave lutto occorso, casualmente, poche ore prima di questo seminario sassarese che ha scosso la pubblica opinione internazionale, non solo in ambito calcisticohttps://www.laltraribalta.it/2022/12/16/il-cordoglio-della-chiesa-di-bologna-per-la-famiglia-mihajlovic/

Sentimenti di umana e universale comprensione ribaditi dallo stesso presule, durante la sua omelia, pronunciata nel giorno dei funerali, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma:

Vorrei che sentiate tutti l’affetto di questa madre che è la Chiesa – nell’amore una come Gesù vuole e saluto il Vescovo Andry della Chiesa serba ortodossa e nell’amore Siniša è nostro e vostro – che non accetta il dolore, l’ingiustizia della morte, perché è una madre e non si abituerà mai alla sofferenza.”      

Maggiore sarà la possibilità d’immedesimarsi con la fragilità umana del paziente, con la conoscenza pregressa della sua determinazione circa la personale volontà di custodirne l’espressione della propria vita. Maggiore sarà la possibilità di preservarne la dignità rispetto ad una manifesta assenza dei requisiti vitali.

L’eventuale cessazione della vita terrena, potrà avvicinare maggiormente una condivisione di esperienze per cambiamenti innovativi e apprezzabili.

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