Allarme desertificazione bancaria in Sardegna. Ne parla, in esclusiva per laltraribalta.it, Emilio Contrasto, Segretario Generale UNISIN/CONFSAL con la collega giornalista Bianca Desideri.

Un allarme che continua a risuonare senza sosta quello che riguarda la desertificazione bancaria che, purtroppo, non tralascia nessuna regione del nostro Paese. Da molto tempo il Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL, Emilio Contrasto evidenzia il problema anche con focus specifici soprattutto sulle regioni del Sud Italia e sulle Isole. In queste zone del Paese, infatti, questo problema si aggiunge a tante altre, plurisecolari ormai, problematiche che contribuiscono a far crescere e mantenere il profondo gap economico e sociale tra il Mezzogiorno d’Italia, Isole comprese, ed il resto del Paese. In tal senso, grande preoccupazione suscitano anche le recenti proposte in merito alla cosiddetta attuazione dell’autonomia differenziata.

Sono decenni che assistiamo, purtroppo, ad una progressiva riduzione degli sportelli bancari in Italia. Siamo passati da quella che poteva sembrare un’eccessiva presenza (anche minisportelli) del passato ad un drastico ridimensionamento del loro numero, a dire il vero, non solo al Sud e nelle Isole ma anche nel Centro e nel Settentrione. Diogene cercava l’Uomo con il lanternino e oggi invece il povero filosofo con il lanternino cercherebbe uno sportello bancario, magari dovendo percorrere anche chilometri e chilometri prima di trovarne uno.

Un fenomeno che al Sud e nelle Isole assume una maggiore rilevanza ed un maggiore impatto sulla clientela e sulle aziende sia per la più ampia dimensione del fenomeno in se ma anche a causa dei collegamenti tra i territori che in queste zone d’Italia sono molto più complessi e a volte inesistenti. A ciò va aggiunto anche l’effetto delle pessime infrastrutture di connessione, assolutamente deficitarie che contribuiscono così a far crescere quel digital divide, problema presente in tutta Italia ma che rende questa parte del Paese ancora più in sofferenza.

Parliamo del tema, anzi del problema, “desertificazione bancaria” in Sardegna con Emilio Contrasto, Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL.

Segretario, partiamo dal discorso generale, in Europa “cresce il digitale ma le filiali restano di moda”. Condivide questa affermazione?

Sì, condivido. Questo è quanto emerge dal rapporto “Retail Banking Radar 2022” redatto da Kearney, su un campione di interviste di 7500 clienti delle banche in 13 Paesi europei. Anche noi come Organizzazione Sindacale di Settore abbiamo avuto modo di osservare direttamente il fenomeno e di rilevare, in particolare in questi ultimi tre anni, che la clientela è in grado di adeguarsi e si adegua rapidamente ai cambiamenti organizzativi e alle innovazioni. E ciò è molto evidente soprattutto fra i giovani che prediligono l’innovazione tecnologica, apprezzando quello che viene definito digital banking e la cosiddetta fintech.

Alle filiali fisiche sono subentrate quelle online, ma dal rapporto si evince chiaramente che rimane ancora una consistente fetta di clientela fortemente affezionata al vecchio modello, quello della filiale come luogo materiale dove potersi recare per le proprie esigenze e poter interagire fisicamente con il proprio gestore. Non va poi trascurato il fatto che indubbiamente il cosiddetto rapporto personale ed il presidio diretto del territorio contribuisce e favorisce l’instaurazione e il rafforzamento di quel rapporto interpersonale fiduciario che ha caratterizzato da sempre il rapporto cliente/banca e che risulta molto più complesso e “freddo” con i canali digitali.

Ritiene quindi importante il presidio “fisico” del territorio…

Certo, è essenziale per la clientela privata ma soprattutto per le imprese. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che esiste l’esigenza delle imprese di poter accedere a consulenza qualificata e, viste le dimensioni di molte delle imprese del nostro Paese, medio piccole e spesso a conduzione familiare, la consulenza non può essere sviluppata adeguatamente al proprio interno perché richiederebbe costi e competenze eccessivi per le loro dimensioni e quindi necessita di supporto esterno. Le imprese, perciò, devono poter contare su un sistema capillare di supporto, bancario e finanziario, elemento che risulta strategico per la loro sopravvivenza e per i loro investimenti soprattutto nei momenti di difficoltà o di crisi, ma anche per meglio sfruttare la miriade di finanziamenti messi a disposizione ai vari livelli a partire da quello locale per finire a quelli europei.

Da quanto ci ha detto emergono alcuni dati: bene il digital banking e la fintech ma la clientela bancaria resta affezionata allo sportello fisico e a volte questo è visto come esigenza imprescindibile per l’operatività. Come è possibile conciliare queste esigenze con la progressiva desertificazione dei territori?

La digitalizzazione è certamente fondamentale per il sistema bancario del nostro Paese, non solo in una logica di miglior servizio alla clientela ma anche per poter restare competitivo rispetto alle Banche estere. E’ però altrettanto essenziale, addirittura vitale, ascoltare le esigenze dei territori e supportarli per uno sviluppo omogeneo e socialmente compatibile di tutto il Paese. In tal senso, quella della desertificazione bancaria soprattutto al Sud e nelle Isole, purtroppo, è un vero e proprio dramma destinato ad aggravarsi con il trascorrere del tempo. Da molto tempo, come Organizzazione Sindacale, unitamente alle altre OO.SS. del Settore, segnaliamo incessantemente questo come un vero e proprio vulnus del sistema creditizio in grado di impattare in maniera negativa anche sul sistema Paese.

Cosa intende?

Nel corso degli ultimi decenni in Italia sono scomparsi migliaia di sportelli con una conseguente forte riduzione del personale: sono stati persi tantissimi posti di lavoro, rimpiazzati solo in parte e grazie alla forte azione sindacale da assunzioni che spesso sono andate a rafforzare le strutture del Centro e del Nord.

In dettaglio, in meno di 10 anni il settore ha perso oltre 11.000 sportelli: siamo passati da oltre 32.000 agenzie a 20.986 di fine 2022. Solo nell’ultimo anno (2022) si è registrata una riduzione del numero degli sportelli bancari attivi di ben 664 agenzie (-3,1 per cento) e il fenomeno non si arresta. Mentre stiamo parlando sono in via di chiusura altri sportelli e ciò che è ancora più grave, come ho già detto, è che questo accade soprattutto in territori infrastrutturalmente carenti, rischiando di lasciare la clientela e le imprese in balia di sé stessi.

Emilio Contrasto. (Foto di Enzo Barbieri).

Passiamo ora alla situazione in Sardegna, ci dia qualche dato…

Ad oggi, 81mila persone sono residenti in comuni senza la presenza di banche con un incremento di 17.300 persone negli ultimi 12 mesi. Ben il 43% delle persone residenti in Sardegna sono state private dell’accesso agli sportelli bancari dal 2015 ad oggi. Inoltre, 490mila persone sono residenti in comuni in cui è presente un solo sportello.

E per le imprese?

Non sono migliori!

3.700 imprese sarde hanno la loro sede in comuni desertificati bancariamente, con un incremento di ben 800 aziende negli ultimi 12 mesi. Tra queste, circa il 43% ha subito la chiusura dello sportello bancario nel proprio comune dal 2015 ad oggi. Inoltre, 28mila imprese in Sardegna hanno oggi sede in comuni con un solo sportello bancario attivo.

Un dato positivo?

Se lo possiamo considerare positivo, il 46% della popolazione sarda usa l’internet banking avvicinandosi alla media nazionale pari al 48%. Nel 2021 la percentuale era pari al 43% rispetto al 45% del dato nazionale.

Dati quelli che ci ha appena segnalato che fanno riflettere…

Devo dire purtroppo di sì.

Aggiungo ancora qualche altro dato per rendere ancora più evidente il discorso che stiamo facendo. Il numero degli sportelli per 100mila abitanti è pari a 31 con un decremento di uno sportello rispetto ai dati dell’anno precedente. Il dato nazionale si attesta a 36 sportelli.

E ancora, un terzo dei comuni della Sardegna è privo di sportelli. Il numero dei comuni serviti da Banche nel 2022 è stato di 261 contro 277 dell’anno precedente e 22 sono i comuni desertificati totalmente negli ultimi 12 mesi con la previsione di un aggravamento della condizione che potrebbe raggiungere l’86% del complessivo numero di comuni.

I comuni in cui è presente un solo sportello bancario è pari al 53% del totale.

Per quanto concerne il territorio: il 12% del territorio della regione Sardegna è desertificato bancariamente. Il 62% del territorio sardo è rappresentato da comuni che registrano la presenza di un solo sportello bancario.

Una situazione che dalle sue parole sembra essere destinata a peggiorare…

Purtroppo sì! Come le dicevo è uno stillicidio continuo e nessun territorio è esente. Nel Rapporto statistico della Banca d’Italia “Banche e istituzioni finanziarie. Articolazione territoriale” del 31 marzo 2023 i dati al 31.12.2022 indicano in Sardegna un calo della presenza degli sportelli che sono passati da 508 del 2021 ai 487 del 2022 con una perdita di 21 filiali. E si profilano nuove chiusure all’orizzonte.

Inoltre, questa situazione mette a rischio clientela privata e imprese. Non va dimenticato, infatti, che, come evidenziano i dati drammatici sull’usura nel nostro Paese, in assenza di intermediari finanziari legittimi possono subentrare e spesso, purtroppo, subentrano soggetti che operano al di fuori della legge facendo cadere privati e imprese in spirali da cui difficilmente riescono a venir fuori.

E’ possibile invertire la tendenza della progressiva “desertificazione bancaria” del nostro Paese e in particolare del Sud e delle Isole e magari ritornare al vecchio modello di banca?

Ormai credo che sia difficile ma vanno ricercati correttivi per bloccare tale processo e garantire la presenza territoriale degli sportelli e dei centri decisionali decentrati delle banche.

Come UNISIN/CONFSAL siamo da sempre in prima linea per combattere tale fenomeno. Ciò che invece manca è un’azione concreta e mirata da parte della Politica. Su tale problema, da sempre, registriamo un assordante silenzio sia da parte della politica nazionale che, con rare eccezioni, di quella locale. La desertificazione bancaria, come detto, determina maggiori complessità e difficoltà per le imprese (sia per quelle già in essere sia per realizzare eventuali nuovi progetti / startup che potrebbero svilupparsi se adeguatamente supportati da un sistema bancario efficiente). In assenza di imprese e di lavoro, i giovani abbandonano i territori e provano a “cercar fortuna” in aree o Paesi con maggiore densità produttiva. Quindi, desertificazione bancaria porta a desertificazione economica che, a sua volta, determina un calo demografico soprattutto evidente nelle giovani generazioni. I dati ISTAT, soprattutto per Mezzogiorno e Isole maggiori, confermano inesorabilmente tale equazione.

E’ giunto il momento che tutti gli attori coinvolti, politica, territori, sindacati, imprese, famiglie si uniscano per porre freno e rimedio a tale pericolosissimo processo prima che sia veramente troppo tardi.

Bianca Desideri

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