Dialogando, Stintino cuore del Mediterraneo.

Si è svolta sabato trenta novembre a Stintino la quinta edizione del convegno Dialogando che ha riunito nell’oramai canonico forum, esperti di cooperazione, studiosi, docenti universitari ed esponenti religiosi.

La giornata di approfondimenti e esperienze condivise si è articolata in sei sessioni, con altrettanti moderatori che hanno interagito con i numerosi relatori intervenuti da vari luoghi del pianeta

Antonio Di Rosa Dir. La Nuova Sardegna

Un convegno che, ottemperando alle linee guida che ne ispirò l’avvio nel 2015, ha concentrato l’attenzione su dialogo interculturale e interreligioso.

Senza tralasciare gli asset decisivi per i delicati equilibri geopolitici internazionali: diplomazia, paecekeeping, il difficile e sofferto ruolo delle donne nelle aree brutalizzate da guerre, calamità e tratta di esseri umani. La presenza dell’Università nell’educazione e nella cooperazione internazionale, la puntuale stella polare.

Nel saluto iniziale, il sindaco Antonio Diana, ha tracciato i percorsi di questa iniziativa, nata quasi per caso, “dialogando” proprio sugli eventi tragici che ferirono profondamente Parigi e il cuore d’Europa nel 2015 con la serie di attentati terroristici. E proprio con alcuni stretti collaboratori e amici, Paola Cambiganu e Salvatore Rubino in primis, la reazione naturale e opportuna favorì questo scambio di relazioni. Divenuto con il passare degli anni un appuntamento importante nella situazione mediterranea e non solo.

Diversi i volti noti presenti in questa tornata, divenuti “di casa” in queste giornate stintinesi

( vedi   https://www.laltraribalta.it/2018/11/26/dialogando-cooperazione-piu-forte-tra-italia-ed-europa-in-africa/ )

 

Il primo panel, “il dialogo interreligioso e interculturale”, è stato introdotto e moderato dal direttore de La Nuova Sardegna Antonio Di Rosa. “Dialogando è l’incipit di ogni giornale, di ogni sua riunione di redazione. Fa bene il sindaco a continuare queste occasioni d’incontro e dialogo fra culture diverse.” – ha esordito il giornalista messinese da due anni alla guida del quotidiano sassarese.

E’ stata Anna Paolini, direttore Unesco a Doha, la prima relatrice che ha presentato la sua esperienza di lavoro nei Paesi del Golfo, alla guida dell’agenzia ONU nata nel 1946.

“Mi trovo a operare in luoghi dove esistono conflitti ingiusti e assurdi. Ci sono 70 milioni di persone che non vivono più nei loro paesi di origine; 26 milioni di rifugiati. 4 milioni di richiedenti asilo.  Violenze e atti di razzismo che hanno creato guerre aggiunte a povertà estreme, calamità, pandemie e situazioni socio economiche che stanno portando la nostra sicurezza a livelli di stress molto alti”  – ha dichiarato la Paolini nella sua puntuale relazione.

La delegata ha esposto strumenti e progetti messi in campo da UNESCO per i minori di questi luoghi, partendo dal concetto unanime di “pace”.

Una missione tesa a favorire la sostenibilità e la difesa della pace, che poggi essenzialmente sul diaologo tra i popoli. Obiettivi sostenuti dall’Agenzia attraverso alcuni canali capillari di comunicazione:

Lenti culturali molto diverse; brochure realizzate per i bambini, richiamo al mandato dell’Unesco nei principali ambiti di competenze. Una promozione di una cultura di pace e non violenza.  La centralità del giorno internazionale della pace, sancito dall’UNESCO il 21 settembre di ogni anno.

In un consuntivo dell’ultimo decennio di attività svolte dall’agenzia, il diritto alla Cultura è rimarcato nel diritto alle diversità culturali. Creare un ambiente idoneo alle diversità culturali è il presupposto naturale alle creatività. Un mandato incluso nella Dichiarazione dei Diritti Umani.

L’Unesco ha dato luogo a convenzioni internazionali che contemplano la ricostruzione dello Spirito di Mosul. Per dare alle comunità una speranza durante le guerre che sono emergenze protratte divenute normalità. E’ pertanto necessario lavorare alla ricostruzione creando un dialogo. Con progetti che diano un senso di comunità e di appartenenza.

Il saluto della dottoressa Maria Luisa D’Alessandro, Prefetto di Sassari, collega l’antidoto forte e necessario del “dialogo” nelle zone di guerra alla nostra vita quotidiana.  Utilizza una metafora efficace (come una semplice telefonata possa salvare un appuntamento importante) per ricordare quel deficit di dialogo, certamente diverso e imperante nella nostra società.

Il Prefetto di Sassari M.L.D’Alessandro

Un dialogo che l’arcivescovo di Sassari, monsignor Gianfranco Saba, ha avvicinato al concetto di casa e dell’abitare. “Il progetto dell’’Accademia Casa dei Popoli, avviato a Sassari, costituisce il paradigma formativo. Un luogo da abitare dove trarre senso e formazione. Una funzione antropologica per il dialogo interreligioso. La prospettiva per una tensione culturale dove additare comporti custodire e prendersi cura. Coltivare la Persona, l’Ambiente. Le prime pagine della Genesi partono proprio con l’affidare un giardino, una terra. Un impegno antropologico. Gli uomini abitano. E il senso delle cose varia secondo l’abitare. Nell’Enciclica Laudato Si Papa Francesco fa riferimento alla Casa da abitare, da un concetto possessivo a un dono da custodire.” – ha ricordato il Vescovo nel suo intervento.  Che ha posto l’accento sull’Etica della comunicazione. Ricordando Papa Paolo VI: “Il Dialogo non è orgoglioso, non è pungente. Esso è pacifico, generoso. Promuove la confidenza, l’Amicizia che esclude ogni egoismo.”.

Sebbene possa sembrare strano, una delle vie per sviluppare il dialogo è l’esperienza del silenzio. ”Nel silenzio matura la parola veraha detto ancora monsignor Saba e la parola è una risonanza del silenzio”.

 

A rilevare la necessità di un dialogo laico è stato l’arcivescovo di Damasco Jihad Mtanos Battah che si è concentrato sul dialogo interreligioso e interculturale in Siria.  Una porta della Cultura con Bassora, centro foriero di Arti e Musica. La Siria è nei cuori dei Papi. Il presule ha ricordato tutte le visite pastorali dei sei pontefici  che vi hanno soggiornato. In particolare quella del 2002, quando Papa Giovanni Paolo II si fermò in preghiera nella moschea della città.  “Papa Francesco ama la Siria. Ha fatto un appello nel 2016 per un giorno di digiuno e preghiera per la Siria.” – ha ricordato Battah.  La sfida di oggi presuppone per la Siria un principio basato sui Diritti Umani.  Non religioso, per una Siria che non è uno Stato mussulmano.  “Il Sinodo dei Vescovi d’Oriente parla di uno Stato Laico. Che non vuol dire contro le religioni.”

Un concetto quello dell’uguaglianza confermato da Amal Al Masri, rappresentante del forum libanese delle donne, che ha ricordato come le donne arabe siano ancora discriminate e non possano partecipare alla vita politica, fatte alcune sparute eccezioni

Fabrizio Lobasso, console d’ambasciata e Capo ufficio Africa Orientale e Corno d’Africa, ha presentato i progetti realizzati in Sudan e avviato gli approfondimenti sviluppatisi nel pomeriggio sulla cooperazione internazionale.

 

Una serie d’interventi che confermano l’utilità e l’opportunità di ritrovarsi periodicamente su questi argomenti che, gioco forza, riguarda il presente della nostra vita, il futuro per i nostri figli. L’appuntamento alla prossima edizione fidando sui preziosi contributi degli organizzatori.  Dall’associazione Il Tempo della Memoria http://www.iltempodellamemoria.it/ ), al Comune di Stintino ( https://www.comune.stintino.ss.it/index.php), al Mut https://www.mutstintino.com/ ), sino al Centro studi sulla civiltà del mare con l’Università di Sassari (https://www.uniss.it/, il corso universitario sulla Sicurezza e cooperazione internazionale e la Fondazione Accademia.

 

 

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