Rapporto sulla “fratellanza” in Italia. Il Potere Massonico di Ferruccio Pinotti.

“Il tema del rapporto tra mafia e massoneria affiora in modo ricorrente nelle inchieste giudiziarie degli ultimi decenni, con una intensificazione nei tempi più recenti, sia in connessione con vicende criminali tipicamente mafiose, soprattutto in Sicilia e Calabria, sia con vicende legate a fenomeni di condizionamento dell’azione dei pubblici poteri a sfondo di corruzione”.  

La citazione stralciata dalla relazione della commissione parlamentare antimafia presieduta dall’onorevole Rosy Bindi sin dal 22 ottobre 2013, apre la terza parte di un importante pregevole saggio di Ferruccio Pinotti, “Potere Massonico”, edito da Chiarelettere dallo scorso maggio.

La ex ministra senese si spese oltre modo nel delicato ruolo alla Camera dei deputati.   

La suggestiva ipotesi di una sua candidatura a essere l’eventuale primo presidente della Repubblica donna, è rilanciata in questi giorni. Brusii vari anticipano gli esercizi di stile – per usare un eufemismo – che precedono i prossimi scrutini d’inizio anno per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale.

L’omaggio al Presidente Cossiga posto nell’atrio dell’ateneo sassarese.

Un appuntamento istituzionale che cattura un impegno prioritario delle maggiori “obbedienze di fratelli” indagate nel libro di Ferruccio Pinotti.     

Un’opera omnia, non definitiva evidentemente, per la complessità di un fenomeno dalle dinamiche sovranazionali in continua e silente evoluzione.

Ricca di oltre settecento pagine, nutrite da una fitta serie di collegamenti ad un’ampia bibliografia di fonti autorevoli, nazionali e non; l’inchiesta è il risultato di un lavoro corale. Reso possibile dai contributi di una pattuglia di colleghi giornalisti, ricercatori della materia oscura, Puntualmente citati dall’autore nella pagina conclusiva dedicata ai ringraziamenti.

Quaranta anni dopo il ritrovamento degli elenchi contenenti i membri della più nota Loggia italiana, la P2 di Licio Gelli, la visitazione di Pinotti riconosce nella nascita della Repubblica il baco da seta di una tessitura d’interessi nati oltre oceano.

È molto complicato ridurre in poche righe la portata formativa e cognitiva del volume di ricerca e approfondimento realizzato da Pinotti.

Capace di contestualizzare con interviste e non solo, l’azione di autorevoli, o presunti tali, protagonisti delle principali vicende politico istituzionali del secolo scorso.

Rendendole con percorsi, ragionamenti oggettivi e documentati, le cause portanti del nostro presente. Il fine non è una classificazione di personaggi virtuosi rispetto ad altri decisamente distopici, quando non eversivi e criminali.

Il vasto spettro di aree indagate svela un sistema di consorterie che hanno condizionato le politiche economiche industriali italiane dei recenti anni Novanta.

Con risultati e ricadute per milioni di famiglie italiane non coerenti con le attese di benessere preventivate.

La circostanza del discorso di Mario Draghi sulle privatizzazioni, direttore del ministero del tesoro nel 1992 sul panfilo Britannia, è un esempio di scuola.     

L’approccio laico nella ricerca di Pinotti non stigmatizza tout court l’esistenza di associazioni e strutture permeate dal comune senso del riserbo estremo degli affiliati.

Emergono con una meticolosa ricostruzione storica alcuni protagonisti dei settori istituzionali deviati che hanno recepito, in più occasioni amplificato, le gesta eversive delle logge massoniche internazionali nel nostro Paese.

La Magistratura annovera una quota non marginale di “grembiulini” capaci di alleanze con altrettanti settori elitari e trasversali. Sodalizi in grado di emarginare quando non annullare l’operato di valorosi giudici fedeli alla Costituzione, isolati dalle dinamiche di correnti o traffici d’influenze illecite.

Così Antonio Ingroia risponde a Pinotti su presunte interferenze avanzate da alcune toghe nel pilotare dei procedimenti giudiziari:

“Difficile a dirsi. C’è comunque un settore spesso trascurato dai riflettori dei media: le sezioni fallimentari e delle esecuzioni immobiliari dei tribunali, dove si decidono i destini dei patrimoni plurimilionari e dove il peso della massoneria in un intreccio di interessi fra magistrati, avvocati, professionisti e gruppi imprenditoriali e finanziari ben appoggiati è spesso determinante.” 

Fenomeni eversivi criminali coperti da ambigue commistioni. Approfondite dallo stesso editore con altri autori, protagonisti in indelebili stagioni politiche.

(vedi: https://www.laltraribalta.it/2020/10/30/la-maledizione-di-piazza-fontana-il-processo-impossibile/ )

Avallate da un’altra quota significativa di istituzioni deviati, i servizi d’informazione.

Quelli d’investigazione in dotazione alle più alte istituzioni di garanzia e difesa dello Stato. Quelli dei media, tradizionalmente in Italia, “appartenenti” a editori spuri.

Portatori di interessi economici di specifiche aree d’imprenditoria di parte

(vedi:https://www.laltraribalta.it/2018/08/09/raffaele-fiengo-il-cuore-del-giornalismo/ )

Il prezioso “poco notato” (rispetto ad altri titoli, talvolta sovraesposti, che riempiono i magazine dedicati) lavoro di Pinotti realizza una straordinaria sovrapposizione storica dei fatti. Realizzatisi in epoche non lontanissime rispetto al quotidiano dei nostri giorni.

Ferruccio Pinotti. Foto tratta dalla pagina facebook dell’autore.

Il filo rosso della continuità para massonica si attualizza in più protagonisti pubblici noti alle cronache contemporanee, non solo nell’ambito politico.

Il deficit di credibilità, in caduta libera rispetto ai gangli portanti dell’istituzione democratica repubblicana, è distorto e amplificato nel regime pandemico subito dalla società occidentale.

Uno stato dove l’eccesso di turbative, alimentate ad arte da neologismi riportati in auge – eloquente la “strategia della tensione” – cova al meglio nuovi focolai per la riproduzione d’iniziative senza precedenti.    

Resta per il lettore e non solo, contezza dell’onestà intellettuale, figlia della conoscenza storica. Dell’indipendenza etica di non pochi autori e giornalisti italiani.

E della certezza che, comunque vada, ci sarà pure un giudice a Berlino.

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