Buonanotte amore. Torna Concato in Sardegna, si accende la notte ad Alghero.

Il doppio appuntamento al Poco Loco con Paolo Di Sabatino Trio anticipa l’atmosfera del Cap D’Any.

Non tutti i fortunati appassionati, presenti nella notte sassarese del maggio 2018 che aveva riempito il teatro comunale di Sassari in un memorabile progetto con l’Orchestra Jazz di Sardegna (https://www.laltraribalta.it/2018/05/19/fabio-concato-e-orchestra-jazz-sardegna-il-fiore-di-maggio-a-sassari/ ) sono riusciti a vivere rinnovate emozioni nel ritorno sull’isola del cantautore meneghino.

Debutto ad Alghero per Fabio Concato. In prima assoluta, giovedì cinque dicembre (con replica, il sei) al Poco Loco, in un progetto inedito in Sardegna e introspettivo con una speciale cucitura dei suoi storici, eleganti tessuti musicali.

L’abito è un “sogno fatto tante volte sin da ragazzo” nella cifra narrata da Paolo Di Sabatino.

Il pianista classe 1970, originario di Teramo e docente presso il conservatorio Alfredo Casella dell’Aquila, insieme con il fratello batterista Glauco (classe 1977)

Glauco Di Sabatino

e il bassista Matteo Grandoni, trentenne di San Benedetto del Tronto, ha accompagnato il cantautore milanese in un viaggio sensitivo nelle terre antiche della musica d’autore italiana di fine Novecento, rivisitate con standard jazz che ne hanno rinnovata la pienezza dei testi in una pregevole commistione armonica.

Il resto (…e molto di più…) l’ha realizzato il cantautore con la sua narrativa densa di esperienze forti, alleggerita dalla proverbiale auto ironia, accompagnata dai ripetuti applausi dei presenti che hanno realizzato sold out in entrambe le serate.

Il prologo alla prima serata che introduce i musicisti in ribalta, sintonizza da subito le corde emotive della giusta atmosfera. Franca Masu, madrina della serata (organizzata dall’associazione Bayou club insieme al Poco Loco) inclusa nella rassegna “Non solo jazz”, legge, ovvero incarna da par suo, uno stralcio di uno dei più bei brani, cantati più avanti. Poesia pura.

Franca Masu

La più nota voce di Alghero mutua nella musica con il brano d’apertura del trio. Si scalda il parterre con una gradualità crescente. “La danza dei gabbiani” scritta dal Maestro Paolo Di Sabatino è un preludio dolcissimo ai gabbiani e ai mari cantati più avanti da Concato.

Paolo Di Sabatino

Così Speriamo che piovaTi ricordo ancoraTienimi dentro te, produce una trilogia dove gli arrangiamenti per piano e basso elettrico (ottimo il giovane Grandoni) con gli innesti percussivi del Di Sabatino junior, percepirebbero brani inediti per i neofiti, diciamo “under trenta”. 

La fabula empatica di Concato narra i titoli “storpiati” di molte sue pietre miliari dai fan, ma anche da taluni giornalisti: la Domenica bestiale mutuata in “Domenica maledetta”, Ti ricordo ancora in “Ti rimembro ancora” e così via.

Non così per Gigi, inimitabile brano, fra i più recenti, scritto nel 1990 e incluso nell’album Giannutri.

Una struggente lettera rivolta al papà Gigi, anch’egli musicista con un grande amore per il jazz. Gigi titola anche l’omonimo cd realizzato con il Di Sabatino Trio edito nel 2017. In quest’album con Fabio Concato e i fratelli Di Sabatino, il bassista è Marco Siniscalco.

Giannutri oltre la già citata Speriamo che piove, include 051/222525.

Qui Concato, in fede al suo impegno assunto nel 1988, quando scrisse questa canzone, vero manifesto di civismo etico, ricorda la genesi di questa produzione. “Il singolo brano superò le duecento mila copie vendute.”  – precisa con legittimo o orgoglio.

Il testo racconta in modo eloquente, crudo e con la tenerezza innocente, priva di alcuna demagogia, la tragedia degli abusi infantili. Il titolo è il numero telefonico dell’associazione Telefono Azzurro che, dagli incassi devoluti dall’autore del brano, trasse sostegni importanti alla sua missione nella tutela dei minori.

“…Tutti in fila ad aspettare quel semaforo…” – L’incipit del testo rimanda al giorno in cui la visione di un’immagine ritratta sui muri di una via del centro di Milano, gli inchiodò mente e occhi sino alla chiusura del pezzo, divenuto culto per ogni coscienza umana.

C’è una visione poetica nell’approccio di Concato che non è corredo scenico né attrezzo da lavoro in ribalta. Questa gentilezza intrinseca è un valore aggiunto che rende nuova ogni sua esibizione.

Il pubblico è consapevole, lo premia non solo con l’applauso. Ne diventa un’appendice, un’estensione della sua personalità. Colta, riservata, apparentemente solitaria.

Interpretazioni sublimi come Buonanotte amore, Rosalina, e lo stesso finale con Mi manchi, superano con slanci emotivi, debolezze inconciliabili. Il lutto, la separazione, l’amore.

Che nasce e si spegne. Gli orizzonti limitati dal mare. Che nel bene e nel male regola il moto ondoso nella navigazione della nostra vita. L’ovazione finale è un applauso lungo.

Sino all’abbrivo dal prossimo approdo.

 

 

Print Friendly, PDF & Email