“Non si tratta di una rappresentazione popolare, ma di una rappresentazione popolaresca.”
L’incipit di Mimmo Vuolo, esprime con efficacia la vulgata corrente sulla questione cruciale dei beni materiali riconducibili alle gerarchie ecclesiastiche della Chiesa Cattolica.
Il giornalista vaticanista, vice capo della redazione romana di Avvenire, ha presentato a Cagliari, nella serata del 25 ottobre, il suo ultimo libro “I soldi della Chiesa” pubblicato con edizioni Paoline nello scorso maggio. L’incontro, organizzato da UCSI Sardegna, in collaborazione con la diocesi di Cagliari, Sovvenire e la libreria Paoline di Cagliari, si è tenuto nella sala Benedetto XVI del Seminario diocesano.
Introdotto dal presidente regionale UCSI, Andrea Pala, il dibattito è stato moderato dalla giornalista Incoronata Boccia, vice caporedattore TGR Sardegna.
Particolarmente sentiti i saluti dell’autore che ha ricordato i suoi trascorsi e l’ospitalità familiare vissuta nella stessa struttura diocesana, in occasione delle visite pastorali a Cagliari di Papa Benedetto e l’ultima, con Papa Francesco. Memorie indelebili condivise con diversi colleghi presenti in sala fra i quali Francesco Birocchi, presidente odg Sardegna, Anna Piras, caporedattore sede Rai, Franco Siddi, già membro cda Rai, Mario Girau (Avvenire – La Nuova Sardegna) e Roberto Comparetti, direttore de Il Portico.
“Quando si parla di soldi della Chiesa, si nota sempre una grande confusione. Si va nell’ideologia, nell’aprioristico. In una materia dove pochi ne sanno e hanno consistenza dell’argomento.”
L’assunto dell’autore apre una breccia luminosa rispetto all’imponente campagna mediatica di questi giorni, a seguito delle indagini avviate su importanti esponenti della struttura di governo finanziario dello Stato Vaticano. Un vero assedio informativo alimentato da noti talk televisivi e dall’ultima iniziativa editoriale di Gian Luigi Nuzzi, ultimo best seller di genere.
“Ricchezze favolose e povertà evangelica”, il sottotitolo del saggio di Muolo.
Che tende a sgombrare il campo da luoghi comuni e stereotipi consolidati nel mainstream globalizzato.
“La Chiesa non è un monolite immutabile. Ha una seria di articolazioni diverse.”
L’asserzione dell’autore è la cifra del suo libro. Che con fonti certificate analizza le espressioni più varie dell’universo socio economico che si riferisce al termine “Chiesa”.
Espressione nella quale s’identifica, per un’ampia percentuale della pubblica opinione, una sovrapposizione con lo Stato del Vaticano e la sua portata politica nel contesto internazionale. Un’associazione banale quanto fuorviante, favorita in gran parte da un’informazione omologata e ripiegata nei titoli forti e strillati riferiti a evidenti casi scandalistici di protagonisti della nomenclatura ecclesiastica vaticana.
“Così come c’è chiesto di conoscere la Costituzione del nostro Paese, allo stesso modo noi giornalisti dovremmo conoscere le articolazioni della Chiesa”.
Il mea culpa di Muolo investe la percezione fornita da alcuni titoli delle principali testate nazionali di questi giorni che lanciano gravi allarmi su improbabili default nelle casse del Vaticano. “Un passivo riscontrato intorno ai 40 milioni di euro su un bilancio annuale di svariate centinaia di milioni. Una cifra pari al valore di un cartellino di un calciatore medio del nostro campionato di calcio di serie A, ad esempio Chiesa per rimanere nel tema” – sdrammatizza con sobria ironia il giornalista originario di Monopoli.
Nella destrutturazione delle fonti distorte o delle vere e proprie bufale, le reiterate “fake news”, Muolo include anche la proposta di emendamento alla manovra di bilancio avanzata dalla nutrita schiera di 76 senatori 5S nel recupero del credito relativo all’Imu, ovvero all’ex Ici, non versata dagli enti cattolici relativa al patrimonio immobiliare. Iniziativa palesemente non congrua se non incostituzionale considerando che le prerogative di esenzione non riguardano esclusivamente gli enti di matrice cattolica.