Roma città eterna. Il Vescovo e i Romani nel segno dei tempi.

La Chiesa e la Città di Roma. L’inseparabile legame nel prezioso saggio storico scritto a quattro mani. 

“La compenetrazione tra papa e popolo romano è stata in larga parte dimenticata, travolta dalle polemiche del dopoguerra (la lotta all’affermazione del partito comunista e delle sinistre), ma è rivelatrice di una realtà che vorrei definire – forse in modo un po’ enfatico, ma a mio avviso espressivo – “strutturale” nel rapporto tra il papa e Roma. Questo rapporto si è evidenziato in altri gravi momenti: nel 1978 durante il rapimento e il funerale di Aldo Moro (Paolo VI era allora il pontefice); nel 1981 con l’attentato a Giovanni Paolo II; e ancora durante i suoi funerali nel 2005. Si tratta di eventi diversi, da non sottovalutare nel loro carattere rivelatore di una realtà profonda della Roma religiosa e civile: il papa è sentito quale figura decisiva per la città.”.

La citazione tratta dalla pagina 44 del libro da leggere delinea il filo rosso che tesse un panorama storico da percorrere e approfondire per scoprire le ragioni del nostro presente contemporaneo.

L’opportunità di avere “tra le mani una pregiata guida storica per la scoperta del volto attuale di Roma” è segnalata nella prefazione al volume firmata dal Cardinale Angelo De Donatis, Vicario del Papa per la diocesi di Roma.

Una citazione adeguata per esprimere al meglio “Roma La Chiesa e la città nel XX secolo”.

Scritto da Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo, pubblicato nello scorso autunno per le Edizioni San Paolo, il volume percorre con luminosa efficacia narrativa il lungo e articolato itinerario storico dal 1870 ai giorni nostri vissuto a Roma.

Città eterna incardinata nell’istituzione del Papato succedutosi al comando dello Stato Pontificio. Un’evoluzione politica pastorale dell’ecclesia romana cattolica vissuta in un rapporto non scindibile dalla Città di Roma. Visitata nelle istituzioni politiche, nelle borgate della Capitale, nell’anima del suo popolo. Attraversato da più moti multiculturali, fermenti interreligiosi, contaminato da nuovi flussi migratori, segnato da importanti eventi storici.     

È difficile evidenziare i tratti più espressivi di un lavoro di ricerca che coglie l’essenza storica in un arco temporale di oltre un secolo in un’eccellente sintesi. Il saggio è denso di profili autorevoli, non solo riferiti alla schiera ecclesiastica. Protagonisti in quel complesso fenomeno di dialogo e integrazione con il popolo romano, non limitato ai credenti in Cristo e ai cattolici.

La visitazione nelle figure dei pontefici trattati, da Pio XII sino a Francesco, non assume mai toni agiografici da parte degli autori, l’uno fondatore (Riccardihttps://andreariccardi.it/ ), l’altro presidente (Impagliazzo) della Comunità di Sant’Egidio ( https://www.santegidio.org/), avviata nel 1968.

Andrea Riccardi.
Immagine tratta dalla pagina facebook

Accanto ai successori di Pietro decisiva importanza rivestono le figure di alcuni prelati, Vicari dei Papi. Artefici di una graduale costituzione della diocesi romana, divenuta nel tempo la principale chiesa locale nello scenario globale cattolico. Non disgiunta o in antitesi alla curia cardinalizia dello Stato Vaticano.

Così Ugo Poletti, già stretto collaboratore del Cardinale Angelo Dell’Acqua, vicario di Roma, lo sostituì, dopo l’improvvisa morte, nell’ottobre 1972 come pro vicario generale di Roma.

Negli anni 1973/78 la diocesi di Roma visse un vero rilancio proprio con la guida di Poletti elevato a Cardinale da Papa Paolo VI nel concistoro del marzo 1973. Lo stesso mese in cui fu nominato vicario generale di Roma e arciprete della Basilica di San Giovanni in Laterano.

Marco Impagliazzo
Immagine tratta dalla pagina facebook

Lo stesso Poletti insieme con un’altra figura carismatica per la chiesa di Roma e non solo, don Luigi Di Liegro (anima fondatrice della Caritas), promuove il dodici febbraio del 1974 il convegno ricordato come quello “sui mali di Roma”.  L’assemblea aperta a tutte le componenti sociali e intellettuali della città, segnò uno spartiacque riformista sulle visioni dell’impegno sociale cristiano del popolo romano. Un evento ricordato con uguale risalto dedicato al più complesso e universale Concilio Vaticano II, avviato da Papa Roncalli nell’ottobre del 1962.

Eventi che si realizzavano in una società animata da dinamiche culturali e politiche che segnalavano disagi e urgenze crescenti. Situazioni di povertà diffusa e nuove pulsioni nel cambio generazionale di pensieri e costumi. Processi non reversibili di fronte ai quali la classe politica cittadina e nazionale non mostrava risposte adeguate. Una serie di omissioni che non risparmiava figure importanti dello stesso clero romano, fermo su posizioni più oltranziste.

Marco Impagliazzo
Immagine tratta dalla pagina facebook

“In questo quadro di crescita del tessuto sociale nel mondo cristiano si possono collocare anche l’itinerario della Comunità di Sant’Egidio che, nel 1968, comincia un lavoro di solidarietà tra le baracche di ponte Marconi sul greto del Tevere, ma anche il Cammino Neocatecumenale. Quest’ultimo prende l’avvio a Roma nel 1968 nella parrocchia dei Martiri canadesi con l’arrivo di Kiko Arguello e Carmen Hernàndez, fino a diffondersi in molte parrocchie romane.”

I fermenti dei movimenti post conciliari aprirono un fronte nuovo nel coinvolgimento dei laici chiamati a un impegno militante e attivo in sintonia con le diocesi e le parrocchie, secondo l’ispirazione e il carisma dei promotori. Iniziative non proprio semplici, recepite spesso come “problemi” negli ambienti vaticani. Approcci affrontati con visioni allargate a una nuova evangelizzazione nel più lungo pontificato di Papa Giovanni Paolo II.

Il prezioso itinerario tracciato dagli autori con importanti contributi istituzionali (l’Archivio storico Diocesano di Roma, la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’Istituto Nazionale di Studi Romani), contempla un’accurata bibliografia. Con l’ausilio di dati puntuali sulla presenza ecclesiastica e religiosa nella capitale accompagna per mano il lettore.  Una visione nitida che ricongiunge il senso di un’istituzione millenaria ai giorni nostri.

Offuscati da un collettivo senso di smarrimento acuito dalla convivenza con la pandemia.

Traspare fuori da ogni ombra di celato proselitismo l’esigenza laica, ecumenica, del “prendersi cura dell’altro”. Un’urgente e sentita azione di prossimità nel segno dei tempi.

 

 

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