L’Amicizia, l’unico sentimento che resta immutato nel tempo.

Lo sguardo al femminile nell’ultimo romanzo di Silvia Avallone. 

“L’amicizia tra donne esiste davvero?”. Una delle domande plausibili non solo questa, nella nostra società contemporanea, trova una risposta nitida, nell’ultimo romanzo scritto da Silvia Avallone. Amicizia, (Feltrinelli editore), giunto alla quarta edizione a poco più di un mese dalla sua uscita, il dieci novembre scorso, non è banalmente l’ultimo libro della giovane autrice di Biella.

Dieci anni dopo il romanzo d’esordio (Acciaio, Feltrinelli 2010), quest’ultimo libro segna uno spartiacque simbolico nella produzione letteraria di Avallone che riflette un processo di maturazione, non solo personale, rispetto ai mutamenti culturali del nostro tempo.

Fedele al titolo, la vicenda sviluppata in Amicizia, muove trame e visioni intorno alla coppia di protagoniste: Elisa e Beatrice. Amiche per la pelle. La prima, esponente di quell’estrazione che avremmo definito più o meno proletaria. Classica figlia di papà o della piccola media borghesia benestante, la seconda. Amiche come Anna e Francesca (in Acciaio), Elisa e Bea, hanno librato il volo adolescenziale per diventare adulte. Questo nei primi anni del terzo millennio, nel pieno consolidamento della presa digitale virtuale di massa. Le ambientazioni dell’inquieta provincia italiana con il passo intellettuale e urbano di Bologna, fanno capolino al contesto, reale e caro all’autrice, visitato anche nel suo penultimo romanzo del 2017 (https://www.laltraribalta.it/2020/07/08/maternita-negate-storie-di-vite-imperfette/).

Il riferimento al romanzo d’esordio, non è casuale. Non per la trama. Fatto salvo lo sguardo vigile sulle trame di vita vissuta, sulle storie anonime che camminano, due lustri dopo, la scrittrice sdogana la ragazza del suo specchio (ricorderemo il fanciullino del Pascoli ?) per incontrare la donna negli anni crudi dell’Italia post novanta.

Amicizia negli idiomi in uso a Piombino con Anna e Francesca, non sarebbe un semplice romanzo ma “tanta roba”.

Fra le varie presentazioni del libro realizzatesi in diretta streaming con l’autrice e i suoi lettori collegati online, quella curata da Valentina Berengo lo scorso undici dicembre per la piattaforma “Scrittori a domicilio” (https://www.facebook.com/valentina.berengo/videos/10158648202697559), risulta illuminante sull’approccio alla lettura del libro. Ancor più per le motivazioni professionali dell’autrice, al suo rapporto introspettivo con la narrazione e la letteratura.

Un libro speciale che chiude una stagione iniziata dieci anni fa. Un addio (o un arrivederci?) all’adolescenza.

S.A. con Valentina Berengo Scrittori a domicilio
11 dicembre 2020

Avevo bisogno di fare i conti con la -me stessa scrittrice-. E quindi questo è il mio primo romanzo scritto in prima persona.” Avallone rifugge interpretazioni autobiografiche pur ammettendo un uso di Elisa“per liberarmi da tutte le paure che avevo. La paura di diventare adulta”. per salutare quella stagione meravigliosa, l’adolescenza, “dove non sai chi sei”.

Silvia Avallone.
Fonte : pagina Facebook

L’altro tema dirimente che produce piogge di scintille, dolorose e luminose, nel dualismo configgente di Elisa e Bea è la rivoluzione digitale.

Irrefrenabile, ha sommerso la nostra vita, il nostro tempo, i codici delle nostre relazioni sociali e affettive.

Silvia Avallone.
Fonte : pagina Facebook.

Alla narrazione scritta, con tutte le fragilità, i fallimenti delle persone vere con le loro storie, protagoniste nella letteratura amata da Elisa, si oppone il racconto imperante d’immagini dei social. Dove la narrazione visuale incarnata da Bea, ascende il successo virtuale della Rete. Fondato su apparenza e perfezione. Remunerato dai like dei milioni di followers, dai proventi commerciali dello stereotipo da vendere.

“Le parole sono le porte d’accesso all’invisibile”. Questa idea di S.A. sulla funzione irrinunciabile della letteratura dovrebbe mutuare quella rivoluzione culturale, dove i social network potrebbero fare la differenza. Con un’operazione verità.

Un movimento umanistico di civiltà che affranchi la visione della donna ancorata a visioni edulcorate da “sacrifici positivi” tradotti nella realtà quotidiana come rinunce negative. Inevitabilmente gravate sui figli. Non è l’ingaggio dell’ennesimo moto di genere, quanto la possibilità di una seconda nascita. Dove nel tempo che “toglie e non aggiunge”, la letteratura può darci un linguaggio ricco per dialogare.

Silvia Avallone.
Fonte : pagina Facebook.

Per questo i riferimenti con gli autori amati da S.A., da Elsa Morante a Elena Ferrante, da Niccolò Ammaniti sino a Sofocle sono chiari e limpidi.

Poi ci sono i luoghi e i ruoli dove l’Amicizia cresce come l’unica relazione che “ti fa capire chi vuoi essere”. La famiglia con le madri e i padri. La scuola con i professori e i compagni.

In quest’ambito non discinto nel romanzo struggente, appare coerente questo passaggio della stessa scrittrice in un saggio postato lo scorso sette dicembre sul corriere.it da approfondire per intero (https://www.corriere.it/esteri/20_dicembre_07/silvia-avallone-la-scuola-diventi-casa-chi-studia-senza-giovani-non-c-speranza-f03f82b2-37fd-11eb-8ee8-3626ca43a0a8.shtml )

Silvia Avallone contributor Corsera.
Fonte : pagina Facebook.

“La missione di un adolescente è, in fondo, tradire la propria famiglia per diventare se stesso. Mi riferisco a un tradimento sano, creativo, che certo è doloroso quanto necessario. Se i nostri genitori hanno sognato per noi una carriera che non ci rispecchia, dobbiamo imparare a ribellarci. Se hanno sbagliato, è giusto che i loro errori non ci ricadano addosso. L’istruzione è l’unica strada per non subire un destino. Uscire di casa ed entrare a scuola è il viaggio più importante della nostra vita, perché la libertà di sognare con la propria testa non si apprende altrove. Il nostro futuro, sia come singoli che come collettività, si gioca qui.”

La tentazione di rifugiarsi in un anfratto nostalgico, sognante una meta oramai distante da un passato che non torna o da un futuro che non s’immagina è latente nel nostro medio retro pensiero. Evadere da una realtà sofferta e unanimemente asfissiante nell’isolamento della pandemia rimane una priorità forte e contemporanea. Dominante con il crescente deficit utopistico e solidale, consistente nella fase iniziale del contagio virale.

Mettere la faccia e credere in un impegno laico e letterario, capace di virare l’aquilone dei sogni all’altezza dei nostri passi è un’opportunità da non scartare a priori.

Anche se questo inedito Natale 2020 è già alle nostre spalle da poche ore, i giorni che ci attendono grondano speranze e incertezze. I motivi per leggere e regalare questo libro sono molteplici.

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