Cara Pace. L’altra famiglia, oltre i sentimenti e le convenzioni. Lisa Ginzburg, l’eleganza lieve della letteratura negli intimi affetti.

“La famiglia – pensata come progetto, concetto, ideale, punto di partenza e d’arrivo – era forma distante, del cui disegno non avremmo fatto parte noi. Brezza leggera, forse deliziosa, osservata da lontano soffiare su altri”.

Il passaggio estratto dalla quarantatreesima pagina di questo libro disegna lo stesso come un rifugio contemporaneo dallo speciale sguardo oltre orizzonti definiti.

Cara Pace, scritto da Lisa Ginzburg, pubblicato nel 2020 per i caratteri di Ponte alle Grazie.

Il romanzo è stato incluso nella dozzina dei titoli candidati al Premio Strega 2021. Aggiudicato poi da Emanuele Trevi con Due Vite (edito da Neri Pozza https://www.laltraribalta.it/2021/08/19/due-vite-lamicizia-che-vive-oltre-il-passaggio-terreno/).

La vicenda ruota nella vita e nelle rispettive dinamiche sentimentali della coppia di protagoniste. Due sorelle, separate da un minimo intervallo temporale di età, cresciute sole. Sottratte dalla contemporanea presenza quotidiana dei genitori. Separatisi e domiciliati, per motivi diversi, lontani dalla grande casa romana abitata dalle due bambine.

Divenute necessariamente adulte in tempi rapidi.

Maddalena, la primogenita è timida e riservata. Sobria e responsabile. Naturale supplente materna rispetto alle smanie impulsive della sorella minore, Nina. Splendida nei lineamenti, autarchica e ribelle. Insofferente al vuoto – per lei – ingiustificato lasciato dall’assenza della madre Gloria.  Suadente donna argentina. Capace di risolvere sbrigativamente i deficit strutturali per un’irraggiungibile sufficienza dai minimi sindacali nel rapporto coniugale con Sebastiano.

Fotografo competente, onnivoro nel lavoro come nell’ascesa economica. Amplificata nelle attese dall’uso inseparabile della cocaina. Effimero surrogato nelle labili conquiste di precarie compagne a tempo determinato. Accomunate tutte nell’incapacità di succedere al primo, mai completamente estinto, amore per l’ex moglie Gloria.

La narrazione fluida e discreta della Ginzburg integra l’epoca adolescenziale, apparentemente più sofferta delle due sorelle, con quella adulta, teoricamente consolidatasi nelle relazioni affettive.

Lisa Ginzburg fonte: pagina facebook

Sono proprio queste azioni, umanamente possibili, nude e crude, depurate da alcun giudizio – comunemente onnipresente nello stereotipo quotidiano – a essere attraversate con adeguato garbo dall’autrice.

Grazie ai percorsi accidentali mai scontati dei soggetti in scena, Maddy si ritrova – adulta – anche a Parigi nella sua bella famiglia, occhio vigile dell’inquieta Nina.

Preda indomita nei suoi nodi sentimentali, mai sciolti, anche nel suo più duraturo e instabile rapporto sentimentale basato a New York.

Il legame indissolubile delle due sorelle è un ponte di chat e video chiamate fra isole emergenti nell’oceano della vita. I tempi scanditi francesi aumentano, paradossalmente, la ricerca ansiosa di una pace intima. Elargita ma puntualmente sfuggita dalla voce narrante di Maddy.      

Impegnata, suo malgrado, nel rimuovere o colmare quei vuoti da precipizio, le assenze interminabili patite in un’adolescenza non pervenuta.

Se non ristretta in qualche sbiadito ricordo domenicale nel consueto parco della capitale. Ravvivato dal tepore primaverile.

 Molto più dalla elegante, naturale bellezza di mamma Gloria.  

La visione egocentrica di Nina rafforza la cintura di protezione indossata della sorella maggiore. Accessorio inconsapevole per invocare e blindare quel carapace più forte di un mantra.  

Le fragilità nascoste dalla società performante, confuse come debolezze, aprono subdole falle nelle supposte certezze dell’adulta stagione.

Una forza centripeta nell’assecondare una pulsione natia, l’estasi nostalgica nell’avvolgere il nastro di un’immaginaria macchina del tempo, rende incredibilmente vulnerabile quella legge del dovuto.

Ingaggiata ogni giorno nell’ordine rassicurante della casa: gli affetti la famiglia, la cara pace.

La tentazione non resistibile di un breve ritorno solitario nei luoghi dell’infanzia – fugace – romana.          

La letteratura di Lisa Ginzburg è un sollievo reale. Una carezza sui dolori sedimentati.

Lisa Ginzburg fonte: pagina facebook

Non solo per le donne, chiamate in via proprietaria a dover assolvere funzioni di cura.

Soprattutto nei recenti anni della pandemia.

Vivaio inevitabile per innumerevoli preziose narrazioni del dolore.      

Leggere e vivere questo romanzo aiuta il lettore più esigente nell’incontro con la consapevolezza.

Scoprendo un orizzonte più terso. Sgombro da giudizi e repressioni di autostima.  

Un libro da ritrovare come un luogo rassicurante e bello. Proprio come il titolo.    

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