Comici in viaggio.

Il teatro è la nostra vita, la nostra vita è un teatro. Se possiamo considerare verosimile quest’affermazione in un discorso di ampio respiro, il lavoro di Alessandro Ferrara ed Elena Siri, “Comici in viaggio”, un breve saggio uscito in libreria nell’autunno dello scorso anno per i tipi di Narrativa Arcane, assume un riferimento essenziale e pregiato rivolto a un’ampia platea di lettori, non esclusivamente appassionati della ribalta.

I due autori, entrambi con un’importante e vasta competenza in più discipline convergenti nelle arti della recitazione, coniugano con piacevoli codici letterari le essenze primarie del teatro e dei protagonisti del palco, contaminando luoghi d’incontro immaginari, rappresentazioni in prosa con aspetti reali, insiti nei comportamenti della nostra vita.

Il ricorso alla tecnica teatrale, ai “ferri del mestiere” consegna un linguaggio artistico non scindibile dalle pulsioni che battono quotidianamente nell’animo di ogni essere umano. Dove il perimetro fra attore e spettatore si estende in luoghi più eterogenei e naturali che permeano le nostre relazioni sociali e sentimentali.

Per trasmettere questi messaggi il testo letterale muta con un passaggio teatrale in un tempo non definito, l’inizio di un nuovo secolo. Una piccola compagnia teatrale, in itinere per recitare le proprie rappresentazioni, si rende conto di aver dimenticato il materiale necessario per andare in scena. Per garantire la prosecuzione della loro tournee, gli attori decidono insieme di rimediare l’incidentale lacuna usando le antiche maschere della tradizione, recuperando le relative memorie e figure sceniche.  Dopo i primi tentennamenti, forti soprattutto in Giacinta, l’unica donna fra i quattro protagonisti, questi, rivisitando gli antichi canovacci e i lazzi più originali della Commedia dell’Arte, assumono con graduale scioltezza alternando tempi e metodi, i ruoli e le nobili maschere: da Arlecchino a Pantalone, da Pulcinella sino a Balanzone e Capitan Matamoros.

Il prodotto finale tesse uno scorrevole mosaico integrato fra antico e moderno che crea un linguaggio accessibile alle nuove generazioni, adatto alle scuole e ai laboratori teatrali, uno strumento essenziale e divertente per la tutela e la continuità delle arti teatrali. Gli stessi attori nel secondo atto della rappresentazione offrono diverse e reiterate definizioni del “teatro”.

Non per caso il testo ha debuttato nel 2015 con la compagnia TILT di Genova

( http://www.teatrotilt.com/ ), collettivo di giovani artisti uniti dalla volontà ti trasmettere la propria esperienza professionale ai più giovani tramite appositi progetti dedicati alle scuole italiane. Una vocazione ereditata con un forte legame formativo e artistico con La Compania Italiana di Prosa ( http://lacompagniaitalianadiprosa.it/ ) fondata e diretta dal 1994 da Saverio Soldani, luogo di crescita professionale e artistica per la stessa Elena Siri che vi aderisce sin dal 1997.

Proprio dall’iniziale senso di timore, evocato nelle prime righe della vicenda, rispetto al pericolo di smarrire gli “utensili del lavoro”, rinasce l’abbrivo per il sorriso finale dei Comici, impegnati nel tortuoso viaggio di questo peregrinare terreno.  Una metafora vincente per i Giovani, il futuro del Teatro, il seguito felice della Vita.

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